Scrivono per noi

Vino e salute

In questi giorni variopinti se ne vedono e se ne sentono di tutti i colori. Non passa settimana che da qualche parte, nel mondo dell’informazione, non si parli di salute e vino. Oramai siamo giunti al tutto il contrario di tutto. Addirittura quegli esperti che asserivano che il resveratrolo, importante antiossidante, fosse quasi un salvavita, adesso lo incriminano come un feroce assassino, se assunto in dosi elevate (e ci chiediamo, cosa vuol dire elevato?).
Siamo giunti al paradosso quasi da denunciare i presunti esperti per procurato allarme, perché gira che ti rigira, trattando gli effetti dell’alcol, guarda caso se la prendono sempre con il vino.

L’inesattezza di tutto questo sta nel fatto che gli esempi proposti sulla pericolosità sono misurati in unità alcolica. Si presentano giuste comparazioni con la birra, distillati, cocktail, ma la caccia alle streghe va sempre al vino. Ma è chiaro che il vino è un prodotto molto consumato, ha un’attrazione culturalmente alta, è addirittura uno strumento finanziario. 
Non riusciamo ad immaginare quanti consumatori di vino in odor di sventura salutistica, cioè rispettosi dei 3-4 bicchieri a 12% vol. al giorno, siano davvero interessati a queste dissertazioni preospedaliere. E che dire di un cocktail o di una sana e immacolata grappa?
Si deve precisare, relativamente i maldestri tentativi di associare il vino all’abuso di alcol da parte di ortodossi di una salvifica astemia, che uso non è abuso.
Anzi, un moderato e consapevole consumo di vino può avere effetti positivi sulla salute. 

Dagli States, il Distilled Spirits Council afferma che un moderato e responsabile uso di bevande alcoliche da parte di un adulto (sano) può essere parte di un salutistico stile di vita e scelta dietetica. 
Scrivono invece dal Medical Officer for England che “bere regolarmente qualunque quantità di alcol crei rischi per la salute per tutti". Ma se il limite non supera le 14 unità alcoliche a settimana il rischio si abbassa di contrarre malattie come cancro o disordini al fegato”.
Uno studio della University College London constata che non assumendo alcol per quattro settimane, trova il beneficio nelle funzioni del fegato, della pressione arteriosa, nel colesterolo. Un esito agli studi che conferma una regola di filosofia minimalista, o per dirla alla Ludwig Mies van der Rohe, ‘less is more’.
Tutte le bevande e i cibi in eccesso sono dannosi all’organismo, pertanto non andrebbe messo proprio il vino sul tavolo degli imputati, piuttosto la quantità smodata. 

L’alcol del vino non fa parte del nostro organismo ma è parte del nostro spirito, delle nostre emozioni, della nostra umanità, della nostra civiltà e della nostra empatia conviviale. La prevenzione, quindi, deve passare attraverso la conoscenza, l’educazione, il riconoscere, la consapevolezza e la moderazione.

Per questo, il vino va presentato al consumo quotidiano come elemento positivo, perché legato all’autenticità di un territorio, come un momento creativo pensato dall’uomo e non dal computer, perché è salute. E’ da valorizzare come prodotto culturale, anzi storico. Con il vino si brindava alla donna amata, o tanti calici quante le lettere formavano il nome della donna. Marziale, infatti coniò quel nomen bibere che ancora oggi ha un valore assoluto: beviamo alla salute di….! Per i Sumeri la foglia della vite simboleggiava l’esistenza umana e i Greci ritenevano il vino un dono degli dei. 

Ne sono passate di vendemmie e il vino non si è mai staccato dal nostro progredire di civiltà, perciò è parte della nostra cultura, e la cultura non è stata mai dannosa.