Scrivono per noi

Piccolo manuale del vino

Comunicare il valore di un vino è impresa veramente complessa. Difatti il concetto che viene attualmente inteso come qualità è forse uno dei più difficili da trasmettere, con il rischio fondato che anche un’opera d’arte potrebbe non essere compresa. Va fatta però una premessa: la qualità effettiva di un vino corrisponde a quella percepita dal consumatore. Di conseguenza sarà la qualità dello stesso assaggiatore a sancire quella del vino. E quindi: più il degustatore ha sensi e gusto affinati, più sarà in grado d’intendere l’essenza dell’esperienza organolettica afferrando quello che il vino rappresenta.

Il consumatore meno esperto ha,purtroppo, aspettative alquanto limitate. Le virtù di un vino, infatti, saranno rappresentate da poche pietre miliari ascoltate qua e là: un colore vivo e concentrato, l’immediatezza olfattiva, profumi riconoscibili e riconducibili a frutta, fiori, cacao, senza dimenticare il riscontro gustativo che vira verso una struttura morbida e vanigliata. Modelli di riferimento ben noti a molti produttori che operano sui grandi numeri, con l’ovvia conseguenza dell’uscita in commercio di milioni di bottiglie prodotte con vitigni diversi ma… dai medesimi sapori.

Per un degustatore navigato, invece, il faro da seguire sarà proprio la ricerca della diversità e quindi l'analisi del vitigno, del terreno, del tipo di coltivazione, l'ingerenza o meno del legno, la tipicità. Ed è proprio questa caratteristica ad essere indispensabile per capire cosa il bicchiere vuole trasmettere.

Messaggio che può essere afferrato soltanto attraverso un momento di sintesi tra il giudizio soggettivo, proveniente dalla cultura ed esperienze personali, e quello oggettivo.
Ma cosa si può definire oggettivo in maniera assoluta? Il vino non è riconducibile ad un’equazione matematica. Nel mondo enologico la somma di tanti addendi non da sempre lo stesso risultato: non è come una ricetta, c’è da considerare sempre il fattore variabile che può essere umano, stagionale, del vitigno più o meno adatto alla zona, della lavorazione, dell’invecchiamento, della maison, della conservazione più o meno corretta. Variabili da leggere attentamente e interpretare nel miglior modo possibile.

Per comprendere il significato, si possono ad esempio confrontare due vini rossi diametralmente opposti: un Amarone della Valpolicella e un Gattinara. Il primo è prodotto principalmente da corvina e corvinone appassite che vengono vinificate fino alla completa trasformazione degli zuccheri che porta a gradazioni particolarmente elevate. Quindi, la tipicità di questo vino sarà la grande struttura e morbidezza con sensibili tratti alcolici e un corredo olfattivo di frutti sotto spirito, cacao e speziatura dolce. Per il secondo vino, si parla di un vitigno con notevole carica tannica e scarsa concentrazione cromatica. Quindi, altri fattori che delineano la tipicità sono la natura del terreno, altitudine, microclima e tutte quelle variabili che condizionano il risultato finale. Pertanto la tipicità del Gattinara sarà trasparenza visiva, profondità olfattiva, tannicità più o meno levigata.

Quindi due vini diversi che andranno compresi per quello che rappresentano e territori, modi di operare e tipicità diverse che molti produttori sapranno interpretare.

Gli esempi potrebbero essere infiniti, ma l’importante è comprendere i criteri per cui si sceglie un vino piuttosto che un altro. Valutazione che terrà conto della qualità, dell’abbinamento, ma anche e soprattutto di cosa i sensi si aspettano di riconoscere nel calice.

Un Greco di Tufo, giallo oro alla vista, non può non offrire un profilo olfattivo minerale che si avvarrà dell’apporto di frutta secca, nespola e fiori bianchi per attardarsi poi al gusto in una notevole componente sapida. Così, un Verdicchio dei Castelli di Jesi rifletterà, diversamente, un profilo più “verticale” dove risulteranno la note verde-oro del colore e profumi di agrumi, ginestra, frutta tropicale, pietra focaia ad anticipare un assaggio ricco di vitalità fresco sapida. Anche in questo caso due mondi in apparente contrapposizione ma che testimoniano una meravigliosa “diversità”.

Quella stessa diversità che un buon degustatore deve poter conoscere e riconoscere: in un mondo dove la globalizzazione tende a uniformare i prodotti, la tipicità del vino è invito a scoprire un pezzo di mondo, un frammento di storia, un assaggio di cultura.