Scrivono per noi

Parliamo di vini naturali

La vite fa l'uva non perché l'uomo ne faccia del vino, ma solo per riprodursi. Che fosse una pianta diversa dalle altre fu assodato da quando si trasse dai suoi acini un liquido, o meglio, una bevanda, chiamata oinos. La scoperta dei poteri di questa pianta fu un dono selvatico che chiese l'abilità dell'uomo per allevarla e ridurla ad uno stato di addomesticato, di coltivato. ll vino è quindi un prodotto umano. Fatto dall'uomo, in cui egli da sempre ha messo tutto sé stesso, la sua creatività, la sua passione, il suo estro, sacrificio e impegno nel produrlo. In certi casi anche la sua furbizia, ipocrisia, disonestà e scorrettezza. 
Nel tempo, l'uomo, ha approfondito la tecnica di produzione finalizzandola sia a cercare di controllare il processo produttivo sia la qualità. La tecnica, quindi, in sé non è una brutta cosa. È l'uso che se ne fa che può essere bene o talvolta male.  


Sempre più, oggi si avverte la pressante esigenza di avere dei prodotti sani cosiddetti "naturali". Probabilmente ciò è dovuto ai tanti eccessi, guidati da motivi economici-commerciali, che hanno permesso alla tecnologia di essere un valore quasi assoluto della nostra società, facendo diventare tantissimi vini dei prodotti prettamente industriali, omologati e senza anima. 

Per motivi legati alla cultura e anche per la visione sentimentale che si ha spesso del vino, ciò non viene accettato. Ovviamente, un errore è quello di non riconoscere ciò che di positivo c'è nella tecnica enologica di questi ultimi decenni. Ma, come tutti i fenomeni commercialmente fortunati, questa tendenza del vino naturale sta diventando una moda, sul carro della quale oggi molti stanno provando a salire. Questo perché è in grado di toccare le corde emotive dei consumatori: chi acquista vino naturale, infatti, vuole bere prima di tutto le idee, la visione e la sensibilità di chi lo produce. Vuole, insomma, bere una storia, un racconto che vada oltre il prodotto di per sé. 
Naturale è infatti uno dei termini più belli che esistano, e i consumatori oggi si aspettano un vino con qualcosa in meno, meno manipolazione, meno chimica.

Ma troppo spesso, invece, dietro la categoria dei vini naturali si celano prodotto di bassa qualità e omologati da difetti quali il brett e la volatile. È importante fare attenzione e saper discernere tra il vero e l'illusione del vero. Per essere più naturale un vino deve essere fatto con più scienza e meno improvvisazione, non vini fatti a caso ma vini dove nulla è lasciato al caso.
Non bisogna passare da un eccesso ad un altro. È l'errore più diffuso e più stupido che l'uomo fa, spesso per ignoranza: le conoscenze attuali, più di prima, consentono oggi di fare delle scelte veramente ponderate e permettere di contenere gli effetti negativi in tutto quello che viene fatto. 

La "naturalità" di un vino può essere intesa come l'impegno da parte dell'uomo di intervenire il meno possibile con energie e prodotti esterni nella trasformazione dell'uva in vino, ma per far questo è importante avere, come materia prima, un'uva eccellente. Si intuisce però quanto sia difficile definire i confini della parola "naturale", se la si vuole usare, perché in senso stretto essa appare poco appropriata al mondo enologico. 
Il consumatore, l'appassionato di vino, dovrebbero sempre pensare che dietro un vino non c'è un essere superiore, ma solo un uomo.  
E tra chi veramente, quotidianamente, lavora e cerca di migliorare i suoi vini oltre che qualitativamente anche dal punto di vista dell'etica produttiva, e della eco-compatibilità, spesso senza ricorrere ad appellativi eclatanti e slogan ad effetto, ma solo utilizzando il buon senso, e chi offre l'illusione di un prodotto, di un vino tutto naturale, creato solo dalla natura, senza nessun ben che minimo intervento da parte dell'uomo, la scelta dell'ingrediente migliore di un vino rimarrà sempre l'onesta di chi lo produce.  

Bere inoltre, un vino solo perché definito "naturale", di moda o perché il giornalista o l'esperto di turno ne parla o lo esalta è riduttivo. 
Ognuno di noi ha la sensibilità, la capacità di capire un vino, basta avere cura di utilizzare in modo attento tutti i nostri sensi, la vista, l'olfatto, il gusto. Il consumatore dovrebbe essere solo curioso e attento, fidarsi del proprio gusto e piacere, invece di bere con il gusto degli altri.
Alla fine il vino, come il cibo o, se volete, come la scelta del proprio partner, è qualcosa di molto personale e tale dovrebbe rimanere.?Se un vino piace a una persona non significa che debba piacere a tutti quanti, allo stesso modo se non piace. 
Bisogna degustare, bere con la propria testa, in libertà, sapendo sempre che, così come in amore, c'è un vino per ognuno di noi, basta saperlo cercare, non credete?