Nuovi Trend di Mercato

Vini del futuro, cosa ci riservano le nuove frontiere?

Alle tematiche imbandite ai tavoli degli esperti, arrivano risposte chiare e inopinabili. Sostenibilità, biodiversità, sociale, climate change senz’altro. Nuovi centri gravitazionali che ribaltano la spinta economica dei mercati verso nuove direzioni, modificando le vedute ma non l’operatività della tradizione. E quindi, si pongono in una interconnessione enologia, agronomia, marketing e comunicazione.
Ma cosa significa? Non resta che analizzare punto per punto.

Il futuro del vino è verde e sostenibile
Verde è la tonalità del nuovo millennio o, per dirla in un linguaggio universale, green. Sostenibile, se volessimo utilizzare una parola che ne è diventato diretto sinonimo. Ma la sostenibilità ha conquistato anche una dimensione sociale fondamentale. Per dirla meglio, essa ha acquisito una scala di livelli di lettura, modulata a più livelli, non fermandosi più a quella ambientale. Si parla, quindi, di territorio declinato al retaggio culturale e, di nuovo, ambientale ma soprattutto come valore comunitario, identitario o, come si potrebbe tradurre in una sola parola: autoctono. Un ventaglio enorme di varietà che apre e riconferma l’Italia un’enciclopedia ampelografica. Lo Stivale, quindi, riaccende la dura battaglia che, gli alloctoni continuano per un’affermazione più significativa, in termini di riconoscibilità. Paese che vai, uva indigena che trovi, insomma. Un’Italia che non si risparmia da nord a sud e preserva, sempre più attenta, a tracciare i dettami di una filiera vitivinicola italiana a leggere le esigenze e i cambiamenti di mercato e tutelare il patrimonio ampelografico italiano.

Packaging e marketing stringono le mani alla battaglia dell’eco-sostenibile
Ma si parla sostenibilità (o eco-sostenibilità, in questo caso) anche quando si mettono in campo marketing e packaging. Garantire la perfettibilità e la riconoscibilità di un profilo sensoriale identitario e l’attrattiva alla scelta del prodotto comodamente, detto in maniera ironica, sullo scaffale, sono le nuove regole imposte dal mercato tanto al produttore quanto al consumatore. Packaging biodegradabile e meno impattante ai polmoni dell’ambiente, questo senza dubbi. È comune, tuttavia, l’idea del vino imbottigliato in vetro offre la possibilità di considerare indiscutibilmente numerosi vantaggi, iniziando con l’inerzia chimica e la trasparenza, ad esempio. Ma d’altronde, la classica bottiglia in vetro, sigillata con tappo in sughero sono sinonimo dell’unione indissolubile di qualità e salute. Per noi e per l’ambiente, chiaramente. Il sughero, materiale naturale, difatti occlude in modo efficace e consente una micro-ossigenazione utile all’affinamento del calice che si andrà a bere. Ma l'evoluzione significativa del packaging, dall’ideazione alla realizzazione, apre una riflessione importante sulle conseguenze, talvolta irreparabili, in contesto ambientale, sostenute dalle richieste dei consumatori a soluzioni più green. Le bottiglie in vetro leggero, che per leggero si intende intorno ai 400 grammi o poco più, possono ridurre l'impronta di carbonio durante il trasporto, e per questo, stanno guadagnando più spazio. E per quanto i tappi in sughero siano realizzati in materiale naturale, c’è da dire, tuttavia, che si vanno a depauperare molti tappeti boschivi. E quindi, la soluzione, potrebbe essere nei tappi sintetici e a vite, che offrono una sia una chiusura ermetica e sia riducono il rischio di contaminazione del vino con il tappo. L’utilizzo di questi nuovi sistemi di sigillatura, non significa che però non ci sia attenzione a produrre un vino immediatamente riconoscibile con il territorio di derivazione. E poi, l’avanzata del bag-in-box, successo attribuibile ad una delle aziende italiane che ha conquistato il primato di vendita in Italia e all’estero, ha offerto la possibilità di bere in modo sostenibile, economico e verde. Ma qualche naso storto, o forse più di uno, non ci pensa a sollevare il dubbio sul significato del ‘vino italiano’ e di quanti portano avanti la crociata alla preservazione della qualità intesa come tradizione. Ma alla regola, c’è sempre l’eccezione. Questo tipo di confezionamento, difatti, offre una conservazione prolungata del vino una volta aperto e una riduzione dei costi di trasporto grazie alla leggerezza e alla compattezza. Questo tipo di packaging è particolarmente apprezzato per i vini da tavola e per l'uso quotidiano.

Climate change, un inno alla tutela della biodiversità
E poi, il tanto sbandierato climate change. Biodiversità e terroir si uniscono all’ambiente. Il cambiamento climatico, ormai è cosa risaputa, sta alterando i modelli climatici nelle regioni vinicole, influenzando la qualità e le caratteristiche dei vini prodotti. I viticoltori quindi, si sono già preparati, per forza maggiore, ad adottare nuove pratiche agricole e puntare sulle varietà resistenti, processo resiliente allo stato di fatto e per la tutela dei vitigni autoctoni e con il sostegno di un approccio etico. Tutela e recupero della biodiversità su tutta la linea, dunque. E poi, aggiornare le scelte agronomiche magari strizzando l’occhio all’agronomia rigenerativa per il ripristino e rivitalizzazione dei suoli.

Ma attenzione, non è da sottovalutare che, con cambiamento climatico, sono cambiate anche le richieste di mercato. I nuovi vini devono avere un basso contenuto alcolico, zonazione, artigianalità ed identità territoriale, purché tutto sia regolamentato da tecniche innovative e a garanzia della qualità, del vino e dell’experience dell’enoturista consapevole.